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Ciao a tutti,

sono Lina Adrena, ho sempre letto con grande gioia le condivisioni delle esperienze fatte in ospedale, mi hanno sempre commosso, rallegrato e dato una grande carica.

Io, non ho mai scritto nulla, fino ad oggi.

Non perché l’esperienza con i miei colleghi a Sanremo non fosse ottima anzi…ma… non so.

Ieri, invece è stato un pomeriggio indimenticabile, e voglio assolutamente condividerlo con voi: questa immensa gioia.

Dovevo fare servizio con Scoubidou, non era la prima volta e quindi ero tranquilla, sai di poterti fidare, lui è un mago in palloncini, magie e proverbi. 

 Io, nulla di tutto questo, compenso con….passatemi il termine eccessivo…. con la creatività. No, dai troppo, diciamo con la fantasia.

 Però, ieri, non lo so, cosa sia successo… ma ho deciso… Elio non leggere o almeno cazziami dopo… 😀

 

Ho portato con me: UGO, uno struzzo, grande grande, dove si inserisce la mano e puoi fare la ventriloqua. Ovvio che non ero capace e quindi…. Ugo era timido e non parlava.

Ho guardato il mio compagno e gli ho detto: “Cosa facciamo? Lo portiamo?”

 Scoubidou ha riposto entusiasticamente, ci siamo accordati su cosa far fare ad Ugo ma con la promessa che se alla prima stanza avesse spaventato i bambini, l’avremmo fatto sparire immediatamente.

 Siamo partiti alla volta delle camere, tutti e tre.

 

La prima camera: c’era Marrrrta, una bimba di 7 anni, quando siamo entrati, lei e la mamma,  hanno spalancato la bocca e alla domanda: possiamo entrare? 

Hanno fatto un timido sì, solo con la testa.

Non so come sia iniziata… è stato merito di Ugo a cui ho riversato tutte le mie paure ed infatti tremava, Marrrta ci ha chiesto come mai…. “Ugo aveva paura dell’ospedale” e allora lei ……lo consolava. 

Ha voluto sapere tutto di lui…. dov’era nato, se volava, se era vivo…

 Ecco, lì ti trovi ad un bivio, sai che la bimba ha 7 anni e poi decidi…..

guardi Ugo e ti rendi conto che….. effettivamente è vivo, perché lui è noi: io e scoubidou. 

Sì, è vivo! E in un secondo la fantasia è diventata realtà, la stanza d’ospedale non c’era più, veramente.

Scoubidou vi giuro non l’avevo mai visto così, si è lasciato andare, ha mollato gli ormeggi. E’ stato bellissimo per tutti. La mamma si è rasserenata e ha detto: finalmente dopo tutti questi giorni, un momento sereno, il primo.

Marrta non voleva più lasciarci andare, voleva rivederci e quando uscirà dall’ospedale sicuramente andrà nel luogo dove è stato trovato l’OVONE  di Ugo. La mamma lo farà sicuramente, ne siamo certi.

Siamo usciti dalla stanza con la promessa che saremmo tornati a trovarla alla fine del giro.

 

Subito dopo abbiamo incontrato un piccolino di 15 mesi, poche parole, grande vitalità. 

All’inizio ci ha studiato, poi Scoubidou ha iniziato a fare le bolle, Ugo ha iniziato a mangiarsele tutte, con il suo grande becco.

 All’improvviso, ha iniziato a ridere, ridere, come solo i piccoli sanno fare.

Una risata incontenibile, continua, irrefrenabile  che ti scioglie il cuore e sai che fai il claun solo per questo, per quel momento.

A un certo punto, il piccolo si è avvicinato ad Ugo e l’ha abbracciato teneramente, un amico che l’aveva fatto ridere tanto tanto.

 Non vi dico, scoubidou e io eravamo scatenati perchè carichi di una gioia immensa.

Quando l’abbiamo salutato si è messo a piangere, allora se prima il cuore si è era sciolto,  immaginate adesso……

Siamo riusciti a tranquillizzarlo e un tantino furtivamente ci siamo defilati ma il suono della sua risata è da ieri che mi accompagna, credo che sia lo stesso per il mio compagno.

 

In un’altra stanza, l’infermiera ci ha detto che c’era un bambino straniero che non parlava l’italiano e quindi…… ovviamente siamo entrati. Non servono le parole, bastavamo noi. 

 Tutto il pomeriggio è stato così, non c’è stato un solo momento che non sia stato bello, condiviso, gioioso. 

Così, non mi era mai capitato, quindi suppongo che prima a poi succederà a tutti e a chi non l’ha ancora provato …….vedrete che accadrà anche a voi.

Basta lasciarsi andare, affidarsi al proprio compagno, prendersi metaforicamente per mano e lanciarsi nel vuoto che verrà riempito dalla fantasia di tutti. Un pomeriggio che ricorderò perché una gioia così ti travolge e contagia tutti.

A volte per iniziare a volare serve anche un semplice struzzo di nome Ugo e un compagno fantastico che decide anche lui di lasciarsi andare, in quel momento.

Grazie Scoubidou.

Un abbraccio a tutti, tutti

Adrena Lina