Ieri sono andata a fare servizio con Baloo e, come era facilmente prevedibile, è andato tutto benissimo…l’entusiasmo e la gioia che lo accompagna rende tutto così naturale e bello che ti viene voglia di continuare all’infinito. Siamo riusciti anche a confrontarci alla fine sulle difficoltà incontrate (a dir la verità nessuna) e sui nostri dubbi (a dir la verità molti).

In ospedale c’erano quattro bambini, ma noi siamo riusciti ad incontrarne solo tre (uno dormiva della grossa): F. di 7 anni, E. di 14 e A. di soli 4 mesi.

Con ognuno è stata una “storia” diversa:

  •  A.  era caduta dal letto poco prima e il suo problema più grande era riuscire a calmare l’agitazione, la paura e il senso di colpa della mamma che continuava a tremare e a piangere, parlando al telefono con la nonna e andando avanti ed indietro per la camera;  alla piccola è bastato qualche “cucù settete” per sorridere, con la mamma abbiamo dovuto ricorrere al tocco miracoloso dell’orso Baloo…un sorriso leggero ed un respiro più lungo. Baloo avrebbe voluto abbracciarla più a lungo e rassicurarla ma aveva la bambina in braccio e, penso, non l’avrebbe lasciata tanto facilmente. Primo dubbio: dovevo provare a prendere A. in braccio?
  • F.: un bellissimo bambino con occhi molto svegli e una carnagione scura da fare invidia, ereditata da una mamma molto bella e sorridente. Ha la polmonite, i tubicini nel naso e il dito collegato allo strumento che misura il livello di saturazione del sangue. Noi entriamo, accolti dai sorrisi dei grandi (c’è anche la nonna) e dal broncio da monello del bimbo;  Maurizio si siede per terra a lato del letto e io vado dall’altra parte, vicino alla mamma. Lui si gira verso di noi e, con aria di chi sa di fare un dispetto, ci dice che Mauri gli dà fastidio non perché è un po’ brutto (meno di me, comunque), un po’ antipatico, un po’ pelato, insomma un po’… non so! Lo mandiamo fuori dalla porta e gli spiego che ha anche un po’ ragione ma che c’è una  cosa che non sa:  Baloo sa fare una cosa speciale, imparata all’Università di Bollologia. Gli dà una seconda opportunità e la stanza si trasforma in un mare pieno di bolle, il papà viene trasformato in un grande mago pasticcione, con tanto di occhialoni e naso rosso, e F. ride, prende le bolle con mani e piedi, si diverte e si agita … forse troppo per i gusti dei medici e così, prima di fare dei danni, ci defiliamo con varie scuse ma non prima di aver promesso di ripassare. Secondo dubbio: ma come si fà ad uscire dalle camere?
  • E.: è un ragazzino, celiaco e cardiopatico che è stato ricoverato perché da due giorni non riesce ad inghiottire nemmeno un goccio d’acqua. Quando arriviamo sta dormicchiando e, visto dallo spioncino della porta, sembra più piccolo dell’età che sappiamo avere. Non riusciamo a rassegnarci all’idea di andarcene e, appena ci accorgiamo che ha socchiuso un occhio, apriamo la porta svegliando la mamma, una splendida mamma! E. ha due grandi occhi tristi, che diventano enormi in quel viso così magro e scavato. E’ lui che ci dice subito perché è lì e ci avvisa che può diventare molto cattivo se qualcosa gli dà fastidio…alza un pugno verso di me. La mamma è tranquilla e non interviene (GRANDE!). Io lo sfido a braccio di ferro e lui mi vince; mi racconta che una sua amica si è vestita da pagliaccio e che faceva molto ridere, che noi non lo facciamo ridere…Maurizio gli spiega che non siamo entrati per farlo ridere, che ci siamo accorti subito che è un ragazzo già grande che non ha voglia di fare dei giochetti e che, se vuole, può giusto giusto fargli un palloncino.
    E. vuole una spada perchè è un combattente e, mentre Baloo gonfia e modella, la mamma ci dice con orgoglio che è veramente un combattente altrimenti non avrebbe superato quattro operazioni a cuore aperto e tutti i ricoveri e le cure subite. Ci hanno raccontato un po’ la loro storia e abbiamo visto i filmati dell’attività che E. svolge come addestratore di cani…è uno dei migliori, è un duro e prossimamente farà una cosa molto importante: educherà un labrador francese ad accompagnare una persona non vedente. Quando andiamo via il bimbo ci ringrazia e ci congeda, orgoglioso di  quello che ci ha raccontato, e la mamma ci abbraccia con gli occhi lucidi. Nessun dubbio: abbiamo fatto la cosa giusta a non proporre giochi.

 

Ho già scritto abbastanza, mi manca solo questo: Grazie Maurizio!

Tarantella