Tornado

… e ora proverei a raccontarvi di Abdel, incontrato ormai già due sabati fa …

Non so se sono capace di restituire, a parole, la leggerezza e le emozioni che ho (… e penso anche che “abbiamo”, io e Ranocchio) vissuto in stanza.

Ci provo, tirando fuori quello che ho provato, in modo del tutto personale: non voglio escludere dal mio racconto Ranocchio, che per altro ho sentito tanto nel gioco che si è creato: semplicemente non vorrei dire, anche per conto suo, cose che ho vissuto io…

Ecco qua: avvisati della presenza di due bambini, uno di 7 anni cardiopatico ma ricoverato per una bronchite, e l’altro di 4 anni ricoverato per aver “bevuto” del vicinet alla mattina, ci  inoltriamo nel corridoio silenzioso della pediatria.

Passi come di riscaldamento: i soliti passi un po’ traballanti per via dell’incertezza, per via del famoso disequilibrio, dell’ignoto …

Una televisione accesa e una porta semi aperta ci attirano verso una stanza.

Dentro c’è uno scriccioletto magro e vispo, completamente solo, che ci accoglie subito con un’affermazione: “a me non piacciono i pagliacci!”.

L’avrei baciato!!! “Nemmeno a me! – incalzo io – Sono persone stupide e rumorose! Conosco qualche clown, … abbastanza simpatico … niente male …. ma ti capisco!” …

Abdel, questo è il suo nome, cambia argomento (l’avrei baciato!) e annuncia l’imminente inizio del suo cartone animato preferito: “Garfield”.

Merda spessa, penso.

Inizia a farsi largo l’idea, in me, che dobbiamo trovare il modo di uscire dalla stanza e magari di tornare più tardi: se non gli piacciono i “pagliacci” e non vede l’ora di vedere il suo cartone preferito che ci stiamo a fare? O lo “violentiamo” o ce ne andiamo…

In attesa della sigla iniziale, faccio la finta tonta (che mi viene benissimo anche quando non fingo) e provo a chiedergli chi è Garfiel, di che colore è, … per vedere se possiamo trovare un punto di incontro o il modo di uscire. Abdel risponde, parla, ci guarda, guarda la TV, ci guarda ancora …, è un peperino meraviglioso. Il discorso cade sulle fusa dei gatti e io tiro fuori una “mano vibrante” per massaggi comprata due anni fa all’Eurospin a 2 € e la metto sulla testa del povero Ranocchio che forse non riesce a capire cosa sto cercando di fare (nemmeno io lo so a dire il vero) e sulla testa di Abdel che ride  ….. e si incuriosisce. Il cartone è iniziato ma la trasmissione pare interessi solo ai muri della stanza. Abdel vede invece la pompetta per i palloncini che esce dalla tasca di Ranocchio e la vuole.

Rana, ovviamente, non cede; Abdel insiste … allora spiego ad Abdel che Ranocchio è un mago potentissimo che potrebbe scatenare un tornado dalla pompetta, se si arrabbia, e che non bisogna insistere ….

Abdel, all’idea del tornado, si illumina. Grazie alla sua energia, al suo entusiasmo e alle sue parole, in un attimo entro nel mondo che lui crea e inizio a vedere muri che crollano, la catastrofe totale di tutta Imperia … fino a che lui dice: “… e così sprofondiamo nel mare!”

Prendo le bolle di sapone che ho in tasca e inzio a farne nello spazio sopra il suo letto: siamo veramente in fondo al mare e quelle sono le bolle del nostro ossigeno che sale in superficie ….!

Anche Rana è in fondo al mare: non c’è scampo per nessuno e, nel casino totale, mi pare di ricordare che ci mettiamo a nuotare, a fare i pesci, le meduse …. Io ci sto credendo tantissimo!!!

Poi, finalmente, emergiamo …

Sarebbe stato bello tirare il fiato e riposarci un momento dopo tanta roba! Scrollo la testa: sono fradicia da capo a piedi, sono esausta: non capita tutti i giorni di essere travolti da un vero tornado … Abdel invece è arzillo più che mai e, rigenerato dall’avventura appena trascorsa, non si ferma. Indica due “coroncine” di carta che ha sul comodino, fabbricate da lui, una blu e una marrone, e ci spiega che sono due cinture da karatè, e che lui è potentissimo.

Dai relitti del nubibragio, io e Ranocchio solleviamo una tavola e la mettiamo davanti a lui tenendola con forza dalle due estremeità, uno a destra e l’altra a sinistra del letto.

Abdel, con rapidità e precisione, la spacca in due davanti a noi! E’ bravissimo!!

Provo a sfidarlo per vedere se riesce a spaccarne anche due sovrapposte: è bravissimo!

Tre, quattro …..

Alla quarta inizio a sentire un “bip bip” sempre più accelerato …. La cosa non mi piace molto  … Provo a dire che siamo stanchi, che non siamo potenti come lui, che dobbiamo riposarci! …

Grazie al cielo entra una infermiera dolcissima che guarda la macchinetta (si tratta della saturazione) e, inserendosi nella nostra fantasia, fa i suoi complimenti ad Abdel e cerca di rallentarlo. Per fortuna “la cacca da fare” ci restituisce il fiato…. Abdel sparisce con l’infermiera in bagno. Ci guardiamo in faccia con Rana e decidiamo di gonfiare un palloncino da regalargli  al suo ritorno, e di uscire ….

Come il piccolo torna, con il consenso (anzi l’invito) dell’infermiera, passiamo ai saluti per incrociare il piccolo di 4 anni in braccio alla sua mamma che, molto più inibito di Abdel, si limita ad osservare con due grandi occhioni, le bolle di sapone che gli regaliamo ….

Torniamo nello studio di Amoretti per cambiarci e scambiamo un paio di battute di commento … Abdel mi resta nel cuore: è stato meraviglioso giocare con lui. I giochi sono scaturiti dalla sua fantasia, li abbiamo visti, accolti, “giocati” con lui. Si è trattato semplicemente di seguirlo, ascoltarlo e incontrarlo nel mondo della sua fantasia strepitosa.

Che altro dire? Domenica, il giorno successivo, sono tornata a trovarlo. Innanzitutto volevo essere sicura che stesse bene. L’infermiera del giorno prima, ancora presente, ci ha assicurato che stava bene (ero con Elio cui, dal mattino, avevo fatto una testa enorme con la storia di Abdel!), e poi volevo rivederlo, regalargli una boccetta di bolle per quando capiterà ancora sotto il mare dove ci si muove l e n t a m e n t e per via dell’acqua, e non ci si stanca mai. Presente con lui, c’era il papà, una persona bellissima, dolce e attenta: un altro incontro, un’altra occasione per portare a casa qualcosa di prezioso: l’energia vitale di Abdel e la tenerezza di un papà sereno davanti alla vita, anche se nel destino di quei due c’è un’operazione, si spera definitiva, a cuore a perto, tra un paio di mesi …

Che dire? La vita è bella!

Un bacio a tutti!

Pimpi